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Disabilità e sport: conoscere i propri limiti per superarli

L’importanza dell’attività sportiva nei soggetti affetti da handicap: gli esempi virtuosi di Alex Zanardi, Bebe Vio e Francesco Bonanno

L’attività sportiva riveste un compito fondamentale nello sviluppo fisico, psichico e sociale dell’individuo, consentendogli di approfondire la conoscenza del proprio corpo e delle sue possibilità, oltre che dei suoi limiti.

In particolar modo, è estremamente importante per le persone con disabilità, diventando un’opportunità di accrescimento e di formazione, step fondamentale per trovare (o ritrovare) il benessere interiore.

Il “padre fondatore” del movimento sportivo per persone affette da handicap di natura fisica fu Ludwig Guttmann, che nell’ambito delle sue funzioni decise di promuovere sin dal principio lo sport come metodo principale di terapia, usandolo per plasmare i suoi pazienti con un fisico forte e maggiore rispetto di sé stessi. Nel 1952 organizzò i Giochi di Stoke Mandeville e in seguito, anche grazie al supporto dell’italiano Antonio Maglio, portò i giochi (che poi preserò il nome di giochi paralimpici) alle Olimpiadi di Roma 1960.

L’esempio di Guttmann è stato ripreso da tanti luminari del settore, tutti concordi che istituire discipline sportive nella terapia è utile anche a livello psicologico: praticare sport, infatti, aiuta a ritrovare la propria autonomia, realizzarsi dal punto di vista sociale e recuperare almeno una parte della mobilità.

Se a questo si aggiunge che anche la formazione è più accessibile, con la possibilità di acquisire un diploma on line, frequentare una università telematica oppure effettuare una preparazione ai concorsi pubblici, possiamo ben dire che rispetto al passato studio e sport vanno di pari passo anche per i diversamente abili.

Lo sport, come lo studio, inoltre, consente di rendere ancora più forti alcuni valori come l’accettazione delle regole, il rispetto degli altri, l’impegno per il raggiungimento di un obiettivo, la puntualità e la lealtà.

Tanti gli esempi virtuosi di campioni paralimpici, come la schermitrice Bebe Vio, il ciclista (e non solo) Alex Zanardi, il campione di calcio balilla Francesco Bonanno e il nuotatore Federico Morlacchi.

Campioni nello sport, ma soprattutto campioni nella vita.

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