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Bullismo in rete, aumentano i casi.

La Puglia è una delle dieci regioni italiane più colpite dal fenomeno del cyberbullismo. Secondo una ricerca realizzata da Media Education, associazione impegnata nella formazione e nella ricerca in ambito giovanile, le vittime di violenza online in Puglia rappresenteranno circa il 16%. Fatto sconvolgente, degno della nostra riflessione. Soprattutto in città come Taranto, questo fenomeno è in aumento dopo la pandemia. Una delle soluzioni al cyberbullismo è la “Stazione di Ascolto”. Questi ultimi sono uffici allestiti anche nelle scuole primarie e secondarie di Taranto, dove operano professionisti, come psicologi o insegnanti, che aiutano le vittime attraverso sessioni di ascolto e sostegno. “La maggior parte dei ragazzi – spiega Claudia Petrignano, referente di bullismo e cyberbullismo presso l’Istituto Masterform – ha accesso illimitato a Internet sui propri telefoni, che ora sono sempre a portata di mano.

Più la connessione è senza limiti, più si perde il senso delle proporzioni nella vita di tutti i giorni. Nel nostro caso, i bambini a cui non sono piaciuti i video o le foto postate sui social li hanno commentati negativamente, a volte aspramente. ” “Senza contare – ha proseguito – dall’altra parte dello schermo c’è chi potrebbe soffrire”. Per Petrignano il lavoro di squadra è fondamentale in queste situazioni: “È importante – aggiunge – che ci sia collaborazione tra professionisti e famiglie affinché i ragazzi non siano più dipendenti dal cellulare”. Secondo Imma De Pascale, psicoterapeuta e giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Taranto, i casi più comuni di cyberbullismo assumono la forma di insulti, offese e prese in giro.

“Tutto ciò – dichiara la psicoterapeuta – colpisce la parte più profonda dell’adolescente, che in seguito mostra segni di molteplici disagi psicologici. Sul piano comportamentale si attivano atteggiamenti autolesivi, mentre dal punto di vista relazionale il disagio è acuito dall’isolamento sociale”. Il primo intervento spetta alla famiglia, deve essere in grado di captare questi strani segnali. La scuola dovrebbe poi valutare la gravità delle manifestazioni cliniche ed effettuare l’intervento specialistico con l’aiuto dei genitori. Nel caso di molestatori adulti, il bullismo e il cyberbullismo può essere denunciato alla Questura o alla Procura. Viceversa, nel caso di bulli di età inferiore ai 18 anni, è opportuno rivolgersi alla Procura per i Minorenni.

“In quest’ultimo caso – afferma De Pascale – i Tribunali per i minorenni avvieranno un intervento di sensibilizzazione con il coinvolgimento dei servizi sociali affinché il bullo capisca che la cultura del pregiudizio è sbagliata e va sconfitta”. Non c’è dubbio che il social networking consente connessioni e nuovi modi di comunicare. Ma è anche necessario insegnare ai bambini come controllarsi. Questo insegnamento deve essere impartito mentre bambini e ragazzi muovono i primi passi nel mondo digitale. L’uso moderato del telefono cellulare influisce maggiormente sulla gestione delle relazioni. Si spera che le generazioni future siano in grado di sviluppare i valori del rispetto di se stessi e del rispetto degli altri”.

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